sabato 19 agosto 2017

Giove.

"Un saggio un giorno disse: «La Terra è la culla dell'umanità, ma non si può vivere per sempre in una culla». Lo sai chi era?"

"Certo, è una famosa frase di Tsiolkovsky."
"Esattamente. Una bella frase del padre dei voli spaziali."

"Allora, non riesco a capire, perché lo fai? Giove..."
"Caro Aki, purtroppo ti hanno ingannato, la frase di Tsiolkovsky non è che una madornale bugia."
"Una bugia?"
"Quel furfante sognava di viaggiare fra le stelle all'alba del XX secolo, così ha mentito a tutti pur di realizzare il suo sogno. Quel nostro maestro era furbo, ha convinto l'intera umanità che il suo sogno personale era l'obiettivo da raggiungere. Sono venuto nello spazio perché lo desideravo, ora torno indietro perché mi ha stancato."

sabato 4 febbraio 2017

****head.

"Vivitela bene."
Vivo come viene ma non basta, testa di cazzo
Ho pianto come un disperato, pensa l'imbarazzo davanti alla mia gente con il cuore sopra un piatto.
Mi sono ripromesso che non ci casco finchè ci ricasco.

lunedì 12 dicembre 2016

A present for you.

"Scusami, ora devo finire un lavoro."
Non lavorai. Andai a dormire, sperando che fosse solo un incubo.
Ma mi svegliai il giorno dopo solo per scoprire la dura verità che il mondo va avanti, indipendentemente da te.
Che tu perda il lavoro, che tu perda una persona cara, che tu... Perda, e basta.
E se rimani indietro, vieni lasciato indietro.
I miei amici cercarono di consolarmi, ma ciò che dicevano veniva oscurato dalle domande nella mia testa.

Rimarremo amici?
Perchè non me ne hai parlato?
Mi manca.
Perchè te ne sei andata?

A un certo punto accettai la situazione e cercando di rimettermi in piedi, capii che ciò che mi serviva era qualcun'altro.
Sai, quando ti si rompe un gioco e non puoi ripararlo, te ne trovi uno nuovo. Ma era un paragone infelice, e non funziona per tutto.
Nella mia arroganza, pensai che stessimo bene insieme e che non mi meritavo tutto questo.
Mi misi a cercare. Innumerevoli ragazze, innumerevoli appuntamenti... Non compatibili. Ci provai per diversi mesi. Per poi rinunciare.
E vorrei averlo fatto prima, cosi da non aver perso tempo mettendo in gioco la mia dignità.
Nel momento in cui rinunciai, riuscii a superare la faccenda.
Mi manca ancora la sua presenza nella mia vita, ma la accettai come elemento del mio passato.
Qualcosa che non posso riavere indietro. Era un vecchio capitolo, su cui potevo solo soffermarmi a rileggere, ma senza rivivere l'esperienza.

Mi gettai alle spalle la ricerca, le domande... Non mi servivano più risposte.
Vedete, quando un giocattolo si rompe, non sempre si è pronti per uno nuovo. A volte bisogna rimanere senza quel gioco, per riflettere su se stessi. Per imparare ad essere forti anche senza e far crescere la propria indipendenza.
Non bisogna cercare un nuovo gioco. Si deve aspettare finchè non lo si merita.
Come fosse un dono.
Per tutta la tua vita, la gente ti dirà "Tutto quanto accade per una ragione." e non è per forza il tuo compito, ricercare quella ragione.
A volte, la cosa migliore è... Accettare.
E andare avanti.

giovedì 24 novembre 2016

Arise.

"Voi siete le migliori parti di ricambio che avrei mai potuto ottenere, ma se non darete il meglio, sono pronta a sostituivi in qualunque momento. Esprimete al meglio le vostre capacità."

sabato 12 novembre 2016

-

"Aspetta con impazienza, perchè stanotte sarò la regina di un'altro uomo.
Perchè dovrei aspettare il tuo amore, quando ho già lui?"


Ora odio il mio amore, e ora lui è un altro uomo che galleggia nel mare.
Galleggia a faccia in giù perchè è diventato l'ennesima vittima.

Per colpa tua non riesco più a sopportare la vicinanza.

venerdì 1 aprile 2016

144

In questo momento voglio solo qualcuno che mi dica "So che sei un inetto, che sei pigro, stupido e infantile, ma io ti amo lo stesso."

Sono caduto nella mia stessa trappola. Quando le cose si fanno troppo grandi per me, mi rendo conto che nessun uomo é un'isola.

sabato 12 marzo 2016

Let me tell you a story.

"State vedendo dei fantasmi! Guardate quel cane... no... Lo avete chiamato "D-Dog" ma è ovvio... CHIUNQUE si accorgerebbe che è un lupo! Voi siete solo un branco di randagi! E così volevate credere che lo fosse anche lui. Per sentire un qualche legame. Per combattere la vostra solitudine. Volevate qualcosa a cui aggrapparvi! Per dimostrare che meritate di esistere! Volevate dimenticare la morte. I vostri peccati. Perciò vi aggrappate ai cani o ai lupi... Tutti voi siete soli. Ecco perché sospettate di voi stessi. Lo so perché avrei fatto lo stesso... Anch'io sono uno di voi... da solo... "
-Dott. Wily Hemmerich.


Quindi era questo il tuo progetto, Veda?
L'hai sempre saputo che ero un elemento fallato. Che ero destinato ad essere distrutto.
Perchè, allora?
Mi hai salvato. Mi hai accudito. Mi hai addestrato. Mi hai armato.
Proprio come Protoman, ricordi? Sei tu che mi hai raccontato quella storia. Mi hai mostrato che il più delle volte i cattivi non sono altro che dei buoni che non ce l'hanno fatta.
Tutti cercano il modo di essere amati.
Se non possono essere amati, vogliono essere rispettati.
Se non possono essere rispettati, vogliono essere temuti.

Veda, il tuo obiettivo era che mi temessero, vero?
Lo è ancora. È il nostro obiettivo. Lo sarà sempre. Siamo merci danneggiate. O almeno lo sono io.
Ma perchè hai voluto architettare tutto questo? Per ottenere quale risultato?
Qual'è il tuo scopo finale, Veda?

Perchè hai voluto prendere me? Perchè sono ancora qui? Solo per soffrire? Ogni notte posso sentire quelle voci, vedere quegli sguardi. Non smette mai di fare male. È come se fossero lì ogni notte.
Li senti anche tu, vero?
Vuoi fare in modo che mi restituiscano indietro il mio passato?

Non lo fai per giustizia od onore.
Non lo fai per potere e neppure per il futuro.
Nè per amore.

Lo fai solo per vendetta.
Lo facciamo solo per vendetta.

Tu sapevi, hai sempre saputo che avrebbe funzionato. Che è quello il sentimento chiave. Hai progettato tutto questo fin dall'inizio. Hai scelto me per questo motivo.
Vuoi farmi diventare un fantasma senza passato.
Un rivale che vive nella menzogna.

Vuoi farmi diventare quello "che non esiste".
Siccome la salvezza è una bugia, tu hai sempre saputo che non esisteva un modo per illuminare l'oscurità. Nessun bene superiore, nessuna giusta causa.
Non siamo gli unici demoni in questo mondo. Come per te, la vendetta è tutto ciò che ho. È la sete di vendetta dell'uomo che fa girare il mondo. Proprio come tu vivi per causa mia. Io vivo... per te.

"Dodici anni, e in una notte fredda dell'anno 200x, Protoman naque!
Un uomo perfetto, una macchina imbattibile, costruita solamente per un solo scopo: distruggere l'armata di terribili robot del dottor Wily! Pronta, caricata, preparata al combattimento.
Una violenza surreale, signori miei! Metallo contro metallo, un suono angosciante! Per molti la reazione fu automatica: quella di coprirsi le orecchie. Una madre coprì gli occhi di suo figlio, terrorizzato alla vista di quel massacro.
Protoman combattè senza paura della sconfitta, anche se le parti erano terribilmente sbilanciate.
Lo scienziato tenne le distanze, cercando di carpire cosa stesse succedendo in quella cortina di fumo. Poi di colpo il suono metallico dei colpi cessò.

Il fumo si dissolse.
Wily era in piedi al di sopra di tutti quei robot rimasti. Protoman era ferito, senza più energia, lottando per rimanere in piedi davanti a lui, quando il dottore ordinò l'ultimo attacco.
La morte di Protoman.
La folla si strinse, vedendo cadere quel ragazzo, vedendo le sue speranze distrutte.
Videro la furia di quei robot abbattersi su di lui. Lo guardarono mentre lo distruggevano, lo facevano a pezzi. Videro l'ultima delle sue difese cadere.

Il dottor Light vide un branco di cordardi strappare e scappare con l'elmo di Protoman.
Light notò una lacrima sul volto distrutto del ragazzo. Cos'era? Frustrazione? Umiliazione? Odio? Vendetta? Sicuramente c'erano anche quelle, ma c'era anche molto di più. Quelle emozioni erano la sua vita. In tutti quegli anni, aveva imparato a come combatterli.
Si rese conto di non aver mandato solo un robot a combattere, ma un ragazzo. A fare l'impossibile.

Gli anni passarono, nulla cambiò. La razza umana sembra spaventata ma rassicurata in qualche modo del dominio del dottor Wily. Qualcuno, sussurrando, parlava ancora di quello che fu Protoman.
Protoman vagò per il mondo da solo. Prima che l'energia del suo reattore si perdesse per sempre, il Dottor Wily lo trovo agonizzante e morente.
Capì che c'era ancora modo di salvarlo e ripararlo. Alterò il suo reattore solare trasformandolo in reattore nucleare.  
Light, cominciò a lavorare su un nuovo progetto, usando le basi della sua vecchia creazione. Imparando dai suoi errori. Perfezionandone un'altro.

Quando Megaman fu pronto, Light lo chiamò nel suo laboratorio.
Quando Protoman si riprese, Wily lo chiamò nel suo laboratiorio.


"C'era un altro prima di te. 
Lui doveva essere un eroe.
Combattè l'oscurità. L'oscurità vinse.
Combattè coraggiosamente, e morì coraggiosamente.
Ma è stato dimenticato da coloro che voleva salvare.
E quando morì, morì invano.
Devi sapere che tu non sei lui."


Le voci di quegli uomini e quelle donne lo spinsero avanti. Megaman non aveva più paura. Non ora che la libertà era vicina. 
In piedi in mezzo a quel mare di uomini, l'ultimo obiettivo di Megaman era l'armata di robot, comandate da un unico leader. Non era il Dottor Wily. Wily non aveva portere sul campo di battaglia. Era il secondo in comando, il suo unico obiettivo. 
Il suo volto era nascosto tra le ombre della fortezza, la sua struttura e le sue capacità erano oscurate da quel vuoto di luce. 
I robot avanzarono. 
Cadranno uno ad uno. Non ci fu nessuna pietà. Nessuna esitazione. Quelle erano macchine. Non potevano provare dolore. Non potevano capire cosa spingeva Megaman fino a quel punto. La rabbia era qualcosa di incomprensibile per quei soldati. 
Megaman ora aveva il proprio obiettivo nel mirino. Il Comandante di quell'armata cadrà. Tutto il massacro che aveva provocato per arrivare fino a lì era insignificante a questo punto. 

"Mandami tutte le tue armate! Non c'è uomo o macchina che possa fermarmi ora! Sono venuto per vendetta. Mandami tutto quello che hai! Mandami le tue macchine più potenti!
La battaglia che il mio fratello combattè qui, ora, finirà con me.
Mi basta un solo colpo, per dimostrarti cosa significa vendetta."

Avvicinandosi al Leader di quell'armata, la furia di Megaman si trasformò, in confusione. Quel Comandante non era solamente una macchina. 

Prima di sparare l'ultimo colpo, quello che avrebbe terminato la battaglia, il Comandante uscì dall'ombra, rivelandosi. Quello era il volto del nostro Eroe. Quello che fu mandato prima di lui. L'aveva visto nelle sue visioni, nei suoi sogni. Quello non era il volto del male. 

Quello era il volto di un Eroe. 
Il volto di un fratello. 

Quello era Protoman.

Io non ti combatterò! Non hai scelta,
Io combatterò al tuo fianco! Io combatto da solo.
Tu sei ancora il loro eroe! Allora sono solo dei pazzi.
Non può essere l'unica strada! Vedrai.
Loro non si meritano tutto questo! È quello che hanno voluto.
Noi siamo la loro speranza! Non capirebbero.
Non sono pronti! Non lo sono mai stati.
Anche ora, c'è speranza per ogni uomo. Quelle sono le parole del mio creatore!

Tu non sei malvagio! Non sei sbagliato! Lo sai anche tu che gli uomini non combatteranno mai!

Finalmente l'hai capito. Non ci sono eroi. Loro non avranno mai un altro eroe. Loro cadranno perchè non hanno mai provato a combattere per se stessi.

E il coro si innalzò:
Distruggilo! Solo tu puoi salvarci! Distruggilo! Sei la nostra unica speranza!
UCCIDI PROTOMAN!

Nessuno vide il colpo. Solo una luce accecante. Il botto fu devastante. I due fratelli rimasero in piedi uno di fronte all'altro. Solo Protoman cadde. Le sue ginocchia toccarono il suolo, l'arma cadde a terra. Protoman guardò per un'ultima volta la creazione del dottor Light. Provò a parlare. Raccimolò tutte le sue forze per dire al suo fratello.

Se loro, racconteranno questa storia ai loro bambini... Magari un giorno capiranno che un Eroe è solo un uomo che capisce di essere libero.


Protoman morì.
La folla esultò.
Megaman finalmente capì.

Col corpo del suo fratello e rivale ai suoi piedi, Megaman si tolse il casco e cominciò a camminare lontano dalla città. Tutti i robot fissarono il loro leader ormai caduto, poi Megaman. Con occhi pieni di rabbia, Megaman puntò la folla, poi abbassò gli occhi verso i robot rimasti. Lentamente lasciò la presa sul suo casco frantumato dalla battaglia. Quando cadde, i robot distolsero lo sguardo da Megaman per cercare il Dr. Wily. 

Se ne stava sopra i suoi robot, sopra tutta quella gente. Con un cenno della mano, lanciò l'ordine.
Avanzarono contro la folla, punendoli per quello che avevano fatto. Gli uomini caddero a ondate.
Il suono delle macchine che marciavano verso quelle urla non fece voltare neppure per un secondo Megaman.

L'umanità lanciò un ultimo, disperato urlo: Siamo finiti."